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Torricelli: “Baggio mi chiamava Geppetto, Trapattoni mi ha creato”

L’ex bianconero ripercorre la sua favola alla Juventus: dall’officina di falegname alla Serie A grazie a Trapattoni, i soprannomi di Baggio e l’amicizia con Vialli, Del Piero e Zidane.

In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Moreno Torricelli ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera e della sua vita, un racconto che intreccia la favola di un calciatore emerso dai dilettanti fino a vincere tutto con la Juventus e il dramma di una tragedia personale che lo ha riportato alle sue origini. Un viaggio tra aneddoti indimenticabili legati a compagni come Baggio, Vialli, Zidane e Del Piero, e la gratitudine per il tecnico che cambiò il suo destino: Giovanni Trapattoni.

Torricelli, dalla fabbrica alla Juventus

La storia di Torricelli nel calcio professionistico inizia nel 1992, quasi per caso. A 22 anni, la sua vita si divideva tra il lavoro mattutino come falegname e gli allenamenti serali con la Caratese. Fu una tournée estiva a cambiare tutto: la Juventus, a corto di giocatori per le assenze dei nazionali, lo convocò per una serie di amichevoli. Le sue qualità colpirono immediatamente Giovanni Trapattoni, che decise di scommettere su di lui. “Se non mi prendono Vierchowod, io punto sul ragazzino“, affermava il Trap, dimostrando un coraggio che Torricelli non ha mai dimenticato. “Gli devo tutto”, ha confessato l’ex terzino, ricordando come il tecnico brianzolo ebbe l’audacia di lanciare uno sconosciuto come titolare in Serie A, trasformando in pochi mesi un operaio da tre milioni di lire al mese in un calciatore da ottanta.

“Geppetto” in uno spogliatoio di stelle

L’ingresso in uno spogliatoio popolato da campioni del calibro di Baggio e Vialli fu un’esperienza forte per il giovane Torricelli. Inizialmente timido e in soggezione, fu accolto bene dal gruppo, che aveva letto la sua storia sui giornali. Roberto Baggio, scherzosamente, lo soprannominò “Geppetto”, un nomignolo che lo accompagna ancora oggi, mentre per Trapattoni era semplicemente “legname”. Con il tempo, la timidezza lasciò spazio a legami profondi, come quello con Gianluca Vialli, arrivato a Torino nella stessa estate. “È stato un fratello e un grande capitano“, ha ricordato Torricelli, svelando che ogni mattina passava a prenderlo per andare al campo, dato che a Vialli non piaceva guidare. Anni dopo, l’arrivo di Zinedine Zidane lasciò tutti a bocca aperta: “Al primo allenamento rimanemmo tutti a bocca aperta. Ci guardammo come a dire: ‘da che pianeta arriva questo?“.

Il legame con Del Piero

Tra tutti i compagni, il rapporto più stretto fu quello con Alessandro Del Piero. Essendo i più giovani del gruppo, i due passavano molto tempo insieme e frequentavano le rispettive case. “Mia moglie, che faceva la parrucchiera, gli tagliava anche i capelli“, ha raccontato Torricelli, definendo Alex “un gradino sopra gli altri“. La sua vita è stata segnata dalla prematura scomparsa della moglie Barbara a causa di una leucemia. Un dolore immenso che lo portò ad abbandonare la carriera di allenatore per stare vicino ai tre figli. Oggi Torricelli ha ritrovato la serenità ed è tornato al suo primo mestiere: “Sono tornato a fare quello che facevo da ragazzino: il falegname“, ha concluso, raccontando di una nuova vita costruita con tenacia, la stessa che lo ha reso un’icona per i tifosi della Juventus.