Caressa critica il mercato della Juventus: "Quali algoritmi usano?"
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Caressa critica il mercato della Juventus: “Quali algoritmi usano?”

Caressa critica il mercato della Juventus, puntando il dito contro la scelta di alcuni giocatori e sulle strategie di acquisto fallimentari.

Fabio Caressa, attraverso il suo canale YouTube, ha espresso forti perplessità riguardo le strategie di mercato della Juventus. Il noto giornalista di Sky Sport ha messo in discussione la qualità dei giocatori acquistati negli ultimi anni, suggerendo che le responsabilità delle deludenti prestazioni della squadra non siano da attribuire esclusivamente agli allenatori che si sono succeduti sulla panchina bianconera.

“Che algoritmi hanno usato alla Juve?”

Il giornalista sportivo si interroga sui criteri di selezione che hanno guidato le recenti campagne acquisti della Juventus. “Bisogna farsi qualche domanda su come vengono scelti questi giocatori”, ha affermato Caressa, evidenziando una tendenza che vede molti nuovi acquisti faticare a imporsi, per poi essere bocciati. Secondo la sua analisi, il problema è sistemico e non legato al singolo tecnico. “È possibile che sia sempre colpa dell’allenatore?”, si chiede retoricamente, sottolineando come, al contrario, diversi giocatori ceduti dalla Juventus stiano ottenendo buoni risultati in altre squadre.

La mediocrità come risultato di una strategia incerta

Caressa prosegue la sua analisi criticando la fascia di mercato in cui la Juventus sembra operare. Il club, secondo lui, eviterebbe sia le scommesse su giovani talenti a basso costo, sia i grandi investimenti necessari per acquistare top player affermati. Questa via di mezzo porterebbe all’acquisto di “giocatori mediocri”, che non possiedono il livello richiesto per fare la differenza. “Se cerchi un giocatore medio, prendi solo giocatori mediocri che alla fine non ti servono”, spiega il giornalista. La sua conclusione è provocatoria: a questo punto, “tanto vale forse fare delle scommesse”, rischiando su profili potenzialmente più esplosivi anziché accontentarsi di una normalità che non porta risultati.