Vincenzo Iaquinta, ex attaccante della Juventus e campione del mondo nel 2006, ha lasciato un’impronta agrodolce nel cuore dei tifosi bianconeri. Con un bottino di 40 gol in 109 presenze, la sua avventura a Torino è stata un alternarsi di prodezze da rapace d’area e una serie interminabile di problemi fisici. In un’intervista concessa a ‘Tuttosport’ il 10 ottobre 2014, l’ex bomber ha ripercorso la sua carriera, svelando il suo più grande rammarico legato proprio alla Juventus.
Il grande rimpianto: l’era di Conte
Nonostante un percorso segnato da momenti difficili, Iaquinta ha un solo, vero rimpianto: non aver potuto contribuire all’epopea della Juventus di Antonio Conte. L’attaccante ha rivelato un retroscena significativo sull’estate del 2011, quando il tecnico salentino arrivò sulla panchina bianconera. Conte nutriva grande stima per lui, come dimostrano le sue parole: “Vincenzo, fammi vedere che sei quello che penso, poi convinco io la società a tenerti“. Purtroppo, il destino si mise ancora una volta di traverso: un infortunio bloccò sul nascere la possibilità di diventare un protagonista di quella squadra leggendaria, costringendolo ai margini del progetto proprio “sul più bello”.
La gestione degli infortuni e le voci infondate
La carriera di Iaquinta è stata una continua lotta contro i guai fisici, che lo hanno costretto al ritiro a trentacinque anni. Secondo l’attaccante, un punto di svolta negativo fu la gestione del post-operatorio al ginocchio nel 2009, quando si tentò di accelerare eccessivamente i tempi di recupero. “Mi dissero di provarci troppo presto, avevo una gamba sottile come quella di mio figlio“, ha raccontato. A questo dolore fisico si aggiunse quello per le “cattiverie assurde” e le falsità lette sul suo conto, come le voci di presunti problemi personali, nate, a suo dire, solo dall’invidia di alcuni. L’ex numero nove ha sottolineato come in quei periodi la sua unica sofferenza fosse legata agli infortuni.
Uno sguardo tra passato e presente bianconero
Iaquinta ha parlato anche dei suoi ex compagni, definendo Buffon e Pirlo “due fenomeni” e ricordando con affetto Felipe Melo, un “‘matto’ buonissimo di animo”. Ha inoltre espresso un giudizio positivo sulla scelta di Massimiliano Allegri come successore di Conte, notando una continuità nell’aggressività della squadra. Pur non vedendo un suo erede per le sue caratteristiche atipiche, Iaquinta guardava al futuro con l’idea di diventare allenatore, ispirandosi a maestri come Lippi, Spalletti e lo stesso Conte, l’uomo del suo più grande rimpianto juventino.




