In una recente intervista concessa a Fanpage.it, l’ex attaccante Michele Paolucci ha ripercorso con entusiasmo e un pizzico di nostalgia la sua esperienza nelle giovanili della Juventus. Un periodo formativo che lo ha visto a stretto contatto con alcuni dei più grandi campioni della storia bianconera, lasciandogli ricordi indelebili e una prospettiva unica su uno dei periodi più discussi del club, quello di Calciopoli.
L’impatto con un gruppo di campioni
Il racconto di Paolucci inizia con l’emozione della chiamata da parte della Juventus, un sogno che si avverava per un giovane calciatore. L’impatto con la prima squadra, allora guidata da Fabio Capello, fu straordinario. L’ex attaccante descrive i suoi compagni di allenamento come dei “marziani”, riferendosi a icone del calibro di Del Piero, Trezeguet, Buffon, Vieira e Ibrahimovic. Per un ragazzo della Primavera, condividere il campo con loro era un’esperienza quasi surreale. Paolucci ricorda con un sorriso le partitelle in cui si ritrovava marcato da difensori come Cannavaro e Thuram, sottolineando l’enorme divario tecnico e fisico che percepiva, ma anche l’incredibile opportunità di crescita che ciò rappresentava.
Uno sguardo su Calciopoli e il legame con Del Piero
Pur non essendo parte integrante dello spogliatoio della prima squadra in quel periodo, Paolucci ha una visione chiara sulla vicenda di Calciopoli. A suo avviso, quella Juventus era una compagine talmente forte, per qualità dei singoli e personalità del gruppo, da non avere assolutamente bisogno di alcun tipo di aiuto esterno per conquistare le vittorie. La definisce infatti una delle squadre più forti nella storia del club. Un capitolo a parte è dedicato al rapporto con Alessandro Del Piero. Superata un’iniziale e comprensibile soggezione, Paolucci scoprì un campione di grande umiltà e disponibilità, lontano da ogni forma di presunzione. Il legame tra i due si consolidò durante una tournée in Nord America, dove, complice il fuso orario, trascorsero intere nottate a giocare a scopa, arrivando persino a improvvisare una partita sul marciapiede della 5th Avenue a New York, tra lo stupore e le risate dei compagni.




